Dottor Alberto Brescia
Studio Oculistico
Centro di Diagnostica e Microchirurgia dell'occhio

CROSS LINKING CHERATOCONO

Topografia corneale

Topografia corneale

Il Cross-Linking Corneale (CXL) è la terapia di elezione del cheratocono, in grado di evitare nella maggior parte dei casi il trapianto di cornea o la progressione degli stadi della malattia.

Si tratta di un trattamento parachirurgico “a bassa invasività” che consiste in un “rinforzo” della cornea ottenuto mediante l’effetto combinato di vitamina B2 e raggi ultravioletti.

Cheratocono

Cheratocono

Prevede una prima fase di “impregnazione” della cornea, mediante istallazione di gocce di collirio a base di riboflavina, la vitamina B2; successivamente si procede alla fase di “irradiazione”esponendo il tessuto corneale ad un fascio laser di raggi ultravioletti di tipo A (UVA) a basso dosaggio. Grazie all’azione combinata della vitamina B2 e dei raggi UVA si ottiene un aumento dei ponti molecolari che conferiscono maggiore resistenza agli strati più interni della cornea, rendendola più rigida e meno soggetta al processo di sfiancamento, caratteristico del cheratocono.

Una breve premessa per spiegare come è fatta la cornea:

La cornea è fatta principalmente di collagene e, nello spessore medio di una cornea (circa 520 micron) vi sono 350 strati di collagene. Per donare la massima robustezza possibile a questa struttura, gli strati si incrociano a 90° come in un tessuto e tra uno strato e l’altro si posizionano degli atomi, i quali si legano allo strato superiore ed allo strato inferiore, formando così come delle saldature, o cuciture, tra i diversi strati. Queste saldature (il cui processo di rafforzamento viene chiamato Cross-linking del collagene corneale, appunto), ripetute per milioni di volte, contribuiscono a far sì che la cornea possieda elasticità e robustezza nonostante il ridotto spessore. Quando si è colpiti dal cheratocono, si perdono, nell’area interessata, questi legami interfibrillari con conseguente cedevolezza del tessuto collagene. Lo scopo del trattamento di Cross linking è di aumentare la resistenza corneale mediante la formazione di un maggior numero di questi legami trasversali.

Il Cross linking corneale per la terapia del cheratocono è stato ideato e sviluppato in Germania a partire dall’anno 1998 mentre, in Italia, i primi interventi di routine sono stati effettuati circa una decina di anni fa.

Nei primi trials clinici, il trattamento di Cross linking corneale veniva riservato agli occhi che presentavano il cheratocono negli stadi più iniziali. Il trattamento mirava ad aumentare la robustezza corneale e quindi a prevenire l’evoluzione della patologia. I risultati eccellenti ottenuti in questi casi hanno permesso l’uso della terapia anche nei casi più evoluti e nei vari stadi del cheratocono. L’entità del beneficio ottenuto dal trattamento di cross linking è legato ad una serie di variabili ed anche da fattori individuali, tra i quali citiamo, in primis, lo spessore corneale e il grado di evoluzione della patologia.

Il Dottor Alberto Brescia esegue il trattamento Cross linking per cheratocono come trattamento unico, con risultati sempre soddisfacenti. È inoltre importante tenere in considerazione che, qualora necessario, il trattamento Cross-linking per cheratocono può essere ripetuto senza controindicazioni. I pazienti che devono venire trattati sono sottoposti ad un controllo clinico molto dettagliato presso lo Studio Oculistico del Dottor Alberto Brescia a Monopoli (Ba).

Il parametro clinico più importante che deve essere valutato per il trattamento di Cross linking è lo spessore corneale. Infatti, se la cornea risulta di spessore insufficiente per schermare con certezza la penetrazione dei raggi UV-A all’interno dell’occhio, si deve procedere all’utilizzo di un collirio di riboflavina con diverse caratteristiche osmotiche (collirio ipotonico). Lo scopo ultimo del Cross linking, e di tutti i trattamenti conservativi del cheratocono, è di posticipare o possibilmente eliminare del tutto la necessità della cheratoplastica perforante, e di aumentare la performance visiva del paziente, migliorando così la qualità della vita.